giovedì 8 maggio 2008

Segafantasy



Forse, forze…
Adesso mi lanceranno contro incantesimi, mi colpiranno con armi micidiali, tipo che perdo 10 punti-ferita a botta. Mi fregheranno tutte le carte. Ecchissenefrega.
Sono una persona di buona volontà, sono anche andato a vedere Il signore degli anelli. Mi sono addormentato. Era il primo spettacolo e le poltroncine pure scomode. Sentivo dei rumori in lontananza, credo di aver sognato di dormire dentro una trincea (avevo finito da poco di rileggere Lussu).
La caduta di Malazan, è una lunga una saga fantasy che sarà, nell’intento dell’autore Steven Erikson, costituita da dieci volumi (per ora ne sono stati pubblicati, in originale, sette). Tremate!
Erikson è archeologo e antropologo, belle professioni, perché non approfondirle? E’ vissuto in Inghilterra e ora è tornato a Winnipeg, dove è cresciuto. Il primo volume di questa saga, che comprende anche degli spin-off (tre), è I Giardini della Luna. Erikson usa personaggi ambigui, non ama una netta divisione fra bene e male. Almeno questo… L’epica fantasy è qui ostile al lettore, bisogna avventurarsi nella trama armati di una forte dose di curiosità, e anche di un po’ di masochismo. Indossate l’armatura, prego. Niente è spiegato nei dettagli, ma le vicende assumeranno un significato solo dopo molte pagine. Troppe.
Mi piace Dickens, ma apprezzo anche chi è in grado di usare solo azione e dialoghi per costruire una trama solida. Qui l’azione si potrebbe riassumere in 50 pagine (non ne servono 600). I dialoghi poi sono meravigliosi. Sì, se li leggerete in braille e dopo aver anestetizzato i polpastrelli.
Per circa un terzo del libro sarete in compagnia di K’azz, K'rul, Whiskeyjack, Paran, Ascendenti, Canali, Razze umane e non, e territori vari: le due mappe riportate all’inizio sono solo una piccola parte. La mappa completa si trova in rete. Purtroppo la traduzione rende il libro difficilmente leggibile.
Sarete messi alle corde, e duramente: “il sudore gl’imperniava la fronte”, “la forza che arriva da quei spaventosi canali” e refusi sparsi ovunque come lo stupendo “si affettò a salire le scale” (della serie gradini taglienti). Purtroppo anche sforzandosi di immaginare una traduzione e una stampa meno psichedeliche, il risultato sarebbe comunque un romanzo lungo e noioso. Erikson è un ottimo esponente di un tipo scrittura barocca spintasi oltre, e precisamente oltre il limite della pazienza umana. Ci sono momenti riusciti, questo è vero: anche Erikson in seicento pagine può trovare il ritmo giusto.
Erikson non è China Miéville. E sinceramente sono stufo di sorbirmi otto decimi di carta imbrattata a caso per due decimi di narrativa decente. Se non c’è altro, se questo è il meglio del fantasy adulto, io al massimo rileggo “Perdido Street Station” di Miéville. Oppure leggo le poesie e i racconti di Carver. Ho trovato in libreria un libro di racconti di Richard Lange. Non sta a spiegare, non indugia in descrizioni, però come dire… ecco, sa scrivere, una pagina e sei dentro il racconto. Bella la letteratura, non me la ricordavo.

4 commenti:

Massimo Citi ha detto...

Grazie Enzo. Ogni tanto avverto un leggero senso di colpa perché non leggo fantasy. In realtà ne ho sempre letta poca, ma adesso che il fantasy «tira» mi sembra di venire meno a un dovere professionale.
Poi arriva il tuo spassosissimo post a liberarmi d'incanto da dubbi e malesseri.
Non leggo Fantasy perché è molto probabile incontrare romanzi come quelli che hai recensito. Quando un genere «tira», infatti, gli editori italiani traducono (male o malissimo) qualunque porcheria.
Di nuovo: grazie Enzo.
Mi chiedevo: per le recensioni per il prox LN faccio un copia-e-incolla dal tuo blog? In fondo funzionerebbe, no?

Enzo Paolo Baranelli ha detto...

Erikson è molto lodato, per il poco che ho letto in proposito. Quindi è probabile che sia io quello che si sbaglia. L'importante è sbagliare con un minimo di stile :)

Per le recensioni. Quello su Higgins è un vecchio pezzo di LN... Le altre non mi pare. Ne ho spedite cinque, però (e alcune non sono sul blog). Prendi quello che vuoi. Sul blog cerco di mettere anche altro, come film, o serie TV, musica. Cerco di evitare l'effetto copia-e-incolla, ma la pigrizia...

Davide Mana ha detto...

Arrivo tardi, ma arrivo.
Avendo recensito positivamente ilprimo volume del magnum opus malazanus, mi pare il caso di mettere giù un paio di considerazioni.

Considerazione numero 1 - Erikson è figlio del mercatocorrente che vuole i mega-cicli,e paga un tanto a parola.
Da quì il debordare delle pagine e dei volumi.

Considerazione numero 2 - pessime traduzioni.
Ma non posssiamo incolparne l'autore.

Io continuo a dire che tutto ciò che di buono c'è in Erikson - e c'è - si trova senza sbrodolaure ed eccessi in Glen Cook, che tuttavia gli editori nostrani sembrano ben decisi ad ingorare.
Forse perché tutta la Black Company di Cook occupa si e nò un quinto del prospettato ciclo malazano... c'è meno carta da vendere.

Enzo Paolo Baranelli ha detto...

Mi hanno detto che per apprezzare bene le prime seicento pagine dovrei almeno leggere fino al terzo volume. Almeno. Ma i problemi della traduzione restano (non è colpa dell'autore, ma la versione italiana del libro, così com'è, non andrebbe acquistata).
Miéville lo hanno maltrattato solo nel terzo volume della trilogia.
Certo tu hai letto Erikson in originale e apprezzato finezze che come avrai notato nella traduzione un po' si perdono, deh.
Poi francamente non mi è piaciuto, anche cercando di andare oltre i vari refusi ecc..
Ci sono buone idee, ma non mi sono bastate...
Son gusti.
Ciao.