sabato 23 dicembre 2023

Libri in vendita

Ampia selezione di libri in vendita per cessata attività di lettura.
hobbes16 AT libero.it

martedì 13 agosto 2013

Bandcamp Music ITALY

Bandcamp is a free subscrition site for artists and music fans:
Here you can find the most exciting new music in the world: it's not a manner of speaking, but a hard truth... I'm a bandcamp addict...

Logan Vath
http://loganvath.bandcamp.com/album/better-man-or-ghost
Sam Hart and his cats (not only the black one!)
http://blinktwice4y.bandcamp.com/album/ink
Uniform Motion
Gerard and The Watchmen
Phenomenal Cats
Holm
and my first Bancamp friend:
Sam Pickering Pick
these are just a few names of the artists I met:
Here's the Bandcamp tokonoma in my library:
Because artists are not only great musicians, but very kind people, they like to thank each single supporter/fan. So I've got a lot of mails and some letters...
And these albums
are all signed by artists.

There are projects that lead to beautiful artworks like this one (by Phenomenal Cat):
and a lot of things you can discover only through Bandcamp (sign for free and look for your music: acoustic, rock, pop, metal, hip-pop, folk and so on).

In Bandcamp you can find the true meaning of music like art, so if you love music and you don't search new artists through Bandcamp: you're not so in love with music...
There's only one choice! Take a breath and have a seat here with a good book and beautiful music:
(right side: Sam Hart's black cat in a picture)*

Forgive me: Epilogues, French for Rabbits, Joy of Painting and all the artists you can find here: https://bandcamp.com/cabaretbisanzio
Many thanks to all of you.

*There was a horrible book in this library, now it is in the garbage (the book by J. Dicker, of course)

lunedì 8 luglio 2013

Harry Quebert, D'Orrico e altre cose e poi ci torno (davvero?)


Dopo la linea di trincea D'Orrico (Sette) - D'Orrico (La Lettura- 110elode!!!) - Augias (Il Venerdì: devono restituirgli il favore) - e poi (di nuovo!) il Venerdì (in trafiletto a metà luglio giusto nel caso non abbiate capito quanto sia stupendo questo libro), il romanzo spazzatura (Junk-Lit): La Verità sul caso Harry Quebert (IL COLPEVOLE E' TRAVIS! E non comprate questa miseria di parole!) riesce a vendere discretamente (penso che ormai siano rientrati delle spese). Parlando con l'illustrissimo Daniele Cohen si è discusso di Giorgio de Santillana, ma anche di De Carlo: lo so, è stranissimo vedere i due nomi accostati, ma vi assicuro che una trascrizione della telefonata, oltre che TRE querele, ci costerebbe almeno un'amicizia in comune. Credo. Io non ricordo di aver letto un certo romanzo di De Carlo che però vedo annotato: neuroni morti? Un suicidio? Probabile, considerando il lavaggio a cui li sottopongo (sono un farmacologo e non desidero essere affetto da Alzheimer prima dei 70, spero, e pensate che la mia personale aspettativa di vita - paragonata al mio amico d'infanzia morto a 22 anni - era di 35 anni... superati!!! Noia...).
Con Daniele ci sono spesso digressioni inutili, all'apparenza, che scavano in un recesso dimenticato dell'animo: la sua libraia (un tempo amica intima) che gli regala "Joyland" di Stephen King oppure io che più banalmente chiedo una copia all'ufficio stampa di S&K. Alla fine il risultato è che entrambi stiamo leggendo lo stesso libro (Joyland). King confeziona un discreto romanzo balneare: lo consiglio, è molto meglio di Dicker, per gli ombrelloni, e se volete fare i fighi consiglierei "L'ammezzato" del grandissimo (mi ha firmato 4 libri) Nicholson Baker. Ottimo, anzi straordinario romanzo. Poi abbiamo parlato, malissimo, di Giugenna (è uscito Fine Impero) e di altri che poi vi dico... Insomma con Cohen s'inizia parlando del suo viaggio in Patagonia e si finisce alla fine del mondo, ma in senso molto vago. E' bello avere amici. Come Daniele.
PS: Daniele ricordati la T-Shirt!!!!

giovedì 13 giugno 2013

Blue-Express: opinioni (there is another way)

Ormai esistono molti siti che riescono a trovare combinazioni economiche per qualsiasi volo aereo. Cercando un volo diretto, più di una soluzione mi rimandava alla compagnia aerea Blue-Express.
I prezzi sono convenienti, ma poi ho letto una serie di opinioni. Ho cambiato compagnia.
Ho volato con compagnie come Ryanair, ma la marea di problemi sollevati nelle recensioni del link non li ho fortunatamente mai sperimentati.

mercoledì 17 aprile 2013

Però un paese ci vuole di Giovanna Grignaffini (ma anche no)

Sulla soglia dei quarant’anni Francesca decide di tornare a Fontanellato, il paese dell’infanzia e della sua giovinezza. Il sottotitolo del romanzo è “Storie di nebbia e contentezza”. Siamo nella Bassa parmense e sulla nebbia non si discute. La protagonista e voce narrante ha ricevuto e continua a ricevere delle buste gialle vuote, che riportano solo l’indirizzo del luogo in cui si trova in quel momento e il timbro postale. Però un po’ di chiarezza, anche se c’è nebbia, ci vuole, allora Francesca ritorna a Fontanellato. Perché? Ve lo spiegherà, con molta calma, questo sfiancante romanzo, esiste infatti tutta una macchinazione che richiederà una buona dose di sospensione del giudizio da parte del lettore. Procedendo con la trama, abbiamo subito l’incontro con due cari amici Carlo, laureato in filosofia, come Francesca, e bibliotecario (che passa il tempo giocando a battaglia navale con l’assistente) presso la struttura pubblica di Fontanellato (è l’agosto del 1989 e i tagli al sistema bibliotecario avverranno dopo), e con Cinzia, parrucchiera (non ha potuto continuare gli studi anche per motivi economico-familiari, ma è sempre stata a fianco dei “compagni”). Si parla del ’68, di manifestazioni, movimenti, anche di terrorismo, però si rimane su un terreno insipido; il gruppo di amici di Francesca erano “quelli della parrocchia”, e a questa rivelazione mi prende una sorta di paranoia da “Emmaus” (se non capite cosa voglia dire, siete fortunati). Compaiono anche altri amici, che rimarranno comunque più defilati per l’intero corso della narrazione. Una serata commemorativa al locale “Blu Not” ricorda come la storia personale e pubblica di quegli anni sia stata scandita anche dalla musica (citazioni sono presenti ovunque, più o meno esplicite). L’autrice ribadisce più volte il concetto di una “colonna sonora” che accompagni la lettura. Il vero leitmotiv è comunque un altro… Carlo è il classico tipo da frasi storiche da dopocena e deve per forza condividere con tutti “la Weltanschauung sua strana”. Massime, moniti ecc. abbondano. Straripano dalla carta del libro. E il lettore per duecento pagine può commentare: “Ah, però…”. Dopo altre duecento: “Eh, però avresti anche rotto…”. Il risultato è fastidioso: un acufene vi accompagnerà per tutta la lettura. Al trio si aggiunge Franco, manzetto di trentadue anni senza deficit erettivi, che permette di introdurre scene di sesso con Francesca, pudiche certo, sparse qui e là (sopra una coperta o contro un muro ecc.). E così ecco creata anche una tensione con l’altra donna del gruppo, la bella e disinibita (è un po’ zoccola) Cinzia. Non mancano i colpi di scena come l’apparizione di Cesare, il compagno di Francesca. L’apparizione la ricordo, sul momento in cui va via… non so, può darsi mi sia addormentato. Il romanzo cede troppo spesso a uno stile esasperato alla Bellonci. La chiusura con il morto, ovviamente, (fa molto “Il grande freddo”, ma la contrario) vede protagonista un’esoterica lezione dell’arte su un’opera del Parmigianino (il cicerone di questa pagliacciata finale, la ciliegina glassata su un involtino di verza, è Carlo). Abbiamo poi un piccolo guizzo lesbico (in effetti se ne sentiva proprio il bisogno, almeno per variare) e siamo al riconoscimento della salma, e, come passa in fretta il tempo (in realtà per il lettore no), le vacanze sono finite! Era ora! Dicevo dello stile: un continuo uso del drappeggio non crea per forza un risultato artistico, ma semplicemente un mucchio di pieghe. “Però un paese ci vuole” è un testo che è stato presentato al Premio Strega da Eco e La Capria e il romanzo con un editing, meno affascinato dal proprio ombelico, che avesse tagliato almeno cento pagine, sarebbe potuto essere un buon esempio di narrativa italiana: “Cominciavo a capire che avrei trovato tutto. Oppure niente. Cominciavo a capire che avrei saputo tutto in colpo solo. Un colpo di dadi per sapere tutto delle buste, di Franco, di Carlo, di Cinzia, di mia madre, di me e di tutti gli altri perché eravamo tutti figli di quell’incesto espanso che è un paese”.
 

venerdì 8 marzo 2013

Ditry Projectors - Swing Lo Magellan

Su una nuova strada rispetto al lavoro precedente più attenti alle linee melodiche, i Dirty Projectors hanno composto un ottimo lavoro. Un nuovo punto di partenza per David Longstreth. Libretto con tutti i testi, minimalista e leggibile (contrariamente a quello che spesso accade: pagine battute a macchina con correzioni a penna, testi in caratteri microscopici e altro ancora).
www.dirtyprojectors.net

domenica 11 novembre 2012

Lo Stato Sociale, Turisti della Democrazia

Se poi parliamo di bisogni è diverso
vedrò di spigartelo bene
se poi parliamo di bisogni è diverso
vedrò di spiegartelo nel prossimo verso
il lavoro debilita l'uomo

Ma chi sei?
Cosa vuoi?
Cosa valuti?

"I soldi non fanno la felicità, dalli a noi! Diventa nostro produttore in cambio di ricompense discutibili". E sì, le magliette forse messe al contrario (ma proprio al contrario) si possono guardare... Stampatemi la copertina su una t-shirt di cotone!
http://www.musicraiser.com/projects/62-turisti-della-democrazia-deluxe-ed

domenica 2 settembre 2012

La narrativa italiana che non legge quasi nessuno

Città distrutte (Sei biografie infedeli) di Davide Orecchio

…come un piede all’orma che deposita, come un urlo all’eco che ha lanciato”.

Biografie infedeli. L’infedeltà è l’immaginazione del racconto che crea i collegamenti mancanti nelle vite delle persone, ricostruite sulle base di una solida documentazione. Davide Orecchio esplora non solo le vite, ma anche i luoghi: “la storia è fatta di città distrutte e poi ricostruite”. In queste città vivono i personaggi/persone che l’autore racconta con uno stile preciso e insieme visionario, perché per ridare vita ai morti, farli parlare e agire serve un breve lampo che squarci il fumo-polvere-tenebre avvolto attorno ai nomi scomparsi. Nominare. Raccontare. Sognare le vite e disseppellirle. “Città distrutte” è un’opera di grande rigore, forza ed empatia. Qualcosa nello stile ricorda Pavese, una musicalità nella cadenza e nella scelta delle parole, come in “Dialoghi con Leucò”: attraverso il racconto, le vite svelano radici mitologiche, perché infedeli, illuminate e misteriose. L’autore compare, a volte, con una dichiarazione di poetica, un’ulteriore chiosa al testo/biografia: “Ho a che fare con uno stato d’animo, altrimenti come spiegare questa biografia che da una riga all’altra accumula anni, dove l’ultima delle linee è soverchiata dalla catena dei fatti[…]? E tutto in poche pagine, non come accadde ma come fu ricordato e ora scrivo. Lo chiamo un anno ma dura il tempo di annotarlo (anzi non è tempo, è un gesto)”. Straordinaria è la prosa lirica che contraddistingue la biografia, ampiamente infedele, di Andrej Tarkovskij. Le citazioni in epigrafe al racconto avvertono subito il lettore sul soggetto della biografia, ma i due personaggi, quello creato da Orecchio e Tarkovskij “iniziano a somigliarsi dopo i vent’anni”. Attraverso l’invenzione il lettore può sperimentare l’emozione della narrativa, della storia immaginata e anche ritrovare il grande regista russo. Districare i fili delle biografie infedeli non è opera semplice e neppure da prendere in considerazione; bisogna abbandonarsi alla letteratura. Le parole rotolano sulla lingua, dapprima come semplici suoni, poi immagini, ombre, notti insonni, desideri, morte, speranze, vizi assurdi. Le maglie della rete-racconto raccolgono i collegamenti: il resto è poesia che lega tutto nell’opera che si ha tra le mani, testimonianza di testimonianze e magico incontro tra le parole, come trai personaggi e le persone.

Un altro intervento dell’autore. “[…] ma ho fretta come se domani il mondo finisse, le mie piante morissero, il gatto scappasse di casa, la casa crollasse con tutti i suoi libri e la musica, i progetti s’incenerissero dalla mezzanotte e perdessi la memoria e tutte queste sciagure potessero evitarsi solo a una condizione: chiudere con Migliorisi”. E poi scopriremo che Pietro Migliorisi è, o potrebbe essere, Alfredo Orecchio; il sangue come un filo rosso che si avvolge e tende allo strappo, mentre l’autore lo dipana con foga e insieme rassegnazione. Le microfratture nella vita degli individui sono crepe che si diramano in più direzioni e l’autore le segue, facendo scorrere la penna come fosse un’estensione tattile delle dita, del senso più fisico e diretto perché implica il contatto.

Davide Orecchio, “Città distrutte. Sei biografie infedeli”, pp. 238, 15,50 euro, Gaffi editore, Roma, 2011.

domenica 24 giugno 2012

Il padre d'inverno di Andre Dubus

La narrativa di Andre Dubus ha un'estensione quasi sconfinata in ampiezza e profondità. Davanti a noi possiamo avere padri, mariti, figli, amanti, mogli, uomini, donne o bambini: tutto. Perché i racconti di Andre Dubus sono narrazioni che partono sempre dalle persone e dai loro rapporti. L'oggetto dell'arte, per Dubus, è la vita umana.

Ormai, grazie ai tre volumi pubblicati da Mattioli, un piccolo pezzo del cuore di Dubus è arrivato anche in Italia. Fin dal racconto d'apertura ("Killings" da cui Todd Field ha tratto il film "In the Bedroom") è chiaro che la prima parte del volume è avvolta da una sfumatura oscura: l'omicidio compare, declinato in varie forme dalla vendetta alla rabbia, in tre racconti. Per Andre Dubus, lo scrutare nell'oscurità si solleva verso dimensioni universali partendo dai punti di vista di pochi personaggi ben delineati nella loro unicità. D'altronde il cervello è l'organo più essenziale e affascinante e pochi scrittori come Dubus sono in grado di creare personaggi dotati di una mente. Troviamo in due racconti, "St. Croix" e "Il padre d'inverno", lo stesso protagonista colto in momenti diversi, a unire la narrazione un amore paterno raccontato attraverso parole che diventano una sorta di prosa poetica che ci trasmette una tenerezza struggente e mai artificiosa: quasi un miracolo. E' stato James Crumley (citato nella postfazione) a dire: "Hemingway e Faulkner hanno scritto, probabilmente, cinque racconti a testa che possono essere considerati capolavori. Andre Dubus ne ha scritti una ventina".

Immersi nella vita (o nella morte), i personaggi di Dubus si incrociano attraverso la narrazione come in un paesaggio dotato di più dimensioni del mondo reale. La letteratura, quando è vera, riesce a restituire al lettore gli infiniti particolari sfuggenti dell'esistenza, il senso profondo dei ricordi o dei rimpianti, il sordo bisbiglio della mente (nel suo continuo pensare, rivivere, rielaborare), lo spiraglio di una porta socchiusa che ci accompagnerà fino alla morte.

giovedì 9 febbraio 2012

Bocephus King, Willie Dixon God Damn!

Non conoscevo il cantautore di Vancouver e, come si fa di solito cerco notizie; bene, un link con la discografia sembra promettente, peccato che l'ultimo album citato risalga a circa 7 anni fa (All the children believe in Heaven).
Sarò brevissimo:
Willie Dixon God Damn! è quanto di meglio abbia ascoltato da mesi e mesi, con buona pace di Mojo e delle sue classifiche (Horrors? Sub-U2 plus Depeche Mode al secondo posto?).
C'è chi riascolta le stessa musica con nomi diversi e chi crea una musica essenziale in ogni battuta. Niente poteva essere diverso. Non lo avete: ordinatelo e in due giorni vi arriverà a casa.