giovedì 15 maggio 2008

La strana vita di Cutter e Bone




Nell'introduzione, Pelecanos accosta Newton Thornburg a Crumley e al Kem Nunn di "Surf City". In Italia Nunn è stato pubblicato da MeridianoZero, ma probabilmente i più erano troppo impegnati a leggere (o peggio rileggere) "Il gabbiano Jonathan Livingston" in edizione tascabile e non se ne sono accorti, che il mondo assomigli sempre di più a un'enorme pattumiera a cielo aperto non dovrebbe sorprendere. Sicuramente la voce di Crumley può trovare eco nelle pagine di "Cutter e Bone", un romanzo del 1976 che Fanucci ha portato in Italia.
Alex Cutter è un reduce del Vietnam, il braccio sinistro è ridotto a un moncherino, una gamba è in parte sostituita con acciaio e plastica e di un occhio rimane l'orbita vuota coperta da una benda nera. Richard Bone ha lasciato moglie e figlie a Chicago, sopravvive scambiando prestazioni sessuali con cibo e soldi, ma è innamorato della moglie del suo miglior amico Cutter, che lo ospita nella sua casa disastrata a Santa Barbara, dove si ammucchiano avanzi di junk food, lattine, bottiglie vuote, piatti sporchi.
L'America del dopo Vietnam è una presenza apocalittica alle spalle dei personaggi. L'omicidio di una ragazza. La figura ambigua di un ricco imprenditore. Gli elementi del giallo non contano. "Quando ero in Vietnam, ci siamo comportati come tutti i soldati che combattevano laggiù. Non come a My Lai, non a quei livelli, ma abbiamo fatto la nostra parte". Quando Thornburg scrive queste righe devono ancora arrivare la Thatcher e Ronald Reagan e la frase che lo rappresenta: "La prossima volta vi manderò Rambo". Letto anche oggi "Cutter e Bone" si rivela per quello che è: un capolavoro.
Stai a Santa Barbara, ma ti scopri a odiare la California. "Questo palcoscenico affollato su cui l'America continuava a sperimentare il futuro, per poi arretrare puntualmente". Nel romanzo vi sono pagine dolci e malinconiche, dove si entra in contatto con gli altri per brevi dolorosi istanti. In altri punti l'ironia feroce di Cutter travolge tutto: vediamo un mondo alla rovescia e non siamo certi che quella non sia la prospettiva giusta. E c'è una canzone ossessiva che inizia a suonarti nella testa e poi capisci che è qualcosa che avevi già dentro, come le parole di "It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)": l'America con i suoi interventi estetici esaspera le ferite.
"-Una via d'uscita? Ma ne esistono ancora-
-Se ne trovo una ti avviso- replicò Bone" (pag. 77).
E il romanzo è lì, perfetto e per questo terrificante, con quel finale che, appena letto lo sai già, ti segnerà per sempre.

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