lunedì 16 maggio 2011

Il nemico - Romanzo eretico di E. Tonon

E' una mattina di sole. Controllo i miei libri, provo quasi tenerezza per il ricordo di quando bambino ordinavo i volumi di Conan Doyle alla cartolaia (il paese non aveva e non ha ovviamente una libreria) e attendevo con ansia il martedì mattina.

Ora ho iniziato, non so per quale motivo, forse perché ho visto di sfuggita l'autore, "Il nemico" di Emanuele Tonon (ISBN, stampato nel 2009), vorrei poter continuare a leggerlo tutto il giorno, non è lungo, però è profondo e forse richiederà più immersioni. Subito mi piace la lingua, le frasi che, si sente, non hanno pietà o il finto candore dell'intrattenitore. Una durezza che apre l'anima. Purtroppo nel finale la scrittura diventa ripetitiva fino all'ossessione e quello che prima si era guadagnato va disperso, perduto nella melma delle parole svuotate di significato, perché abusate.
Come per molti autori che ho imparato a stimare sempre di più, mi rattrista vedere quanto poco vendano in rapporto alla qualità delle opere. E' anche questa una condanna che accompagna il meglio nella deriva culturale che avanza.

mercoledì 11 maggio 2011

Crazy Friend di Jonathan Lethem

[Intercettazione B-1408-05/05/2011]

Caro A., il libro di Lethem, al secondo tentativo, è arrivato. Ovviamente essendo un libro su Philip Kindred Dick esisterà un’altra copia in viaggio tra gli uffici postali o in una dimensione parallela. Leggendo le prime pagine di Jonathan Lethem ho pensato che anch’io potrei scrivere qualcosa su Philip, anche se alcune sue opere minori mi mancano. Lethem non fece in tempo a conoscere PKD, arrivò in California con due anni di ritardo: Dick era morto nel 1982 (1928-1982, queste le date che delimitano l’esistenza di Dick oppure quella del sogno di sua sorella che non morì nel 1928, ma lo ha sognato assegnandoli un’esistenza in una dimensione onirica). Leggere Dick, per gli appassionati, appare un dovere civico.

Gran parte dei riferimenti che Lethem mette sul piatto si possono trovare anche in altri articoli, prefazioni, oppure nella discreta biografia di PKD scritta da Emmanuel Carrère.

Questo libro è consigliato a tutti gli adepti di Dick. Sicuramente io sono più incline a perdonare le cadute di stile, messe in evidenza da Lethem, quando ci si confronta con capolavori come “Ubik”, “Un oscuro scrutare”, “Le tre stimmate di Palmer Eldritch” e altri ancora, certe mancanze scivolano in secondo piano. “Crazy Friend” è un atto d’amore dovuto a Dick ed è una lettura obbligata anche per gli ammiratori di Lethem. “Chronic City”, dopo la lettura di questo volume, apparirà sotto una nuova prospettiva. “Crazy Friend” è un testo che funziona o si blocca avvitandosi su se stesso. Lethem propone anche alcuni suoi racconti “dickiani” (uno o due non sono male). E’ un libro, probabilmente non riuscito, ma affascinante, che ti ringrazio di avermi fatto leggere. Un abbraccio, E.

Jonathan Lethem, “Crazy Friend” (ed. or. 2011), pp. 150, 14 euro, Minimum Fax, 2011.

domenica 1 maggio 2011

Abusivismo professionale in Farmacia.

In questa giornata in cui migliaia di persone sfilano per ricordare i diritti dei lavoratori, io sto ascoltando l’album di Julia Stone, “The Memory Machine”, splendido per questa domenica di sole e con un libretto fantastico dal punto di vista grafico. Un gran bell’oggetto (questo per gli amanti degli mp3 scaricati dalla rete)! Sto anche leggendo "Zona" di Mathias Énard: un testo di grandissimo fascino, una spy story che usa il genere solo per attraversare i confini delle guerre che hanno afflitto gli ultimi sessant’anni. La scrittura possiede una forza devastante, resa più letale dall’uso del flusso di coscienza che costituisce l’anima del racconto del protagonista Francis Servain Mirković. Tra Venezia, Il Cairo, Beirut (vista anche attraverso un racconto nel racconto), i Balcani, il Nord Africa, l’autore riesce ad imprimere alla Storia accelerazioni e digressioni (stupendo il resoconto della battaglia di Lepanto e dell’archibugiere Cervantes). Mathias Énard ha scritto un capolavoro.


Visto che è il primo maggio parliamo anche dell’abusivismo professionale in farmacia. Questo è un reato penale punibile fino a un anno di reclusione (art. 348 del Codice penale) e parimenti punibile è il titolare che utilizzi personale non qualificato nella farmacia (art.110 del Codice penale). L’abusivismo professionale in farmacia toglie lavoro a chi ha studiato 5 anni (la laurea in Farmacia è una laurea magistrale specialistica) e toglie dignità a tutti i farmacisti collaboratori, oltre a danneggiare le loro famiglie; più della metà di quelli che sfilano o hanno sfilato in cortei per questa giornata quando si reca in farmacia fa generalmente la cosa più tipicamente italiana: gira la testa dall’altra parte. A mio parere se una persona, entrata in una farmacia, si accorge che vi si compie il reato di abusivismo e non fa nulla, è moralmente responsabile, sebbene non punibile, del medesimo reato di
concorso in abusivismo professionale. Generalmente riconoscerete il personale non idoneo perché non indossa la croce dell’Ordine dei Farmacisti (che gli iscritti pagano, anche troppo, per portare al bavero). I titolari usano spesso laureati/e in erboristeria o magazzinieri. In genere preferiscono i laureati in erboristeria perché sono “dottori” (è una laurea breve, ma il titolo è quello) e gli fanno indossare il camice bianco. Quando andate in farmacia se proprio non volete denunciare il reato alle autorità, almeno smettete di frequentare quella farmacia! Andate nelle farmacie in cui viene utilizzato personale idoneo (sono stato in Toscana e mai ho visto in una farmacia degli abusivi, capita di essere fortunati, sono stato in centro a Torino e una magazziniera mi ha tranquillamente venduto un farmaco su ricetta, per non parlare di altre realtà, ma, purtroppo per me dire le cose come stanno è più difficile, perché porto quella croce; quella dell’Ordine, intendo, e le ripercussioni sarebbero pesanti). Fate la cosa giusta, rendete il mondo almeno un poco più giusto e attenuate la mia ulcera…

Buon ascolto!