mercoledì 28 aprile 2010

Citazioni

Ho accettato il fatto che ci sarà sempre qualcuno che mi incontra e mi dice apertamente quale essere umano orribile io sia. E non posso farci granché, rispetto a questo.
Todd Solondz, regista, tra i vari film, di "Happiness" e "Life During WarTime-Perdona e dimentica".

mercoledì 21 aprile 2010

Assalto a un tempo devastato e vile. Versione 3.0 di Giuseppe Genna

L’inizio vibratile, che scuote le vele di immagini. Svanisce tutto nella presenza.

Un libro che si autodefinisce come incompiuto. Primo e ultimo. Genna, dopo “Italia De Profundis”, si addentra nella sua opera fondamentale e fondante, per la sua scrittura e per la sua persona. Racconto, memoria, citazione, sbavatura barocca sopra il germe di una filosofia ansiogena (“Viviamo l’Epoca del Trauma”): Assalto è un testo ricco di sfumature, di odori rancidi, di profumi speziati, di sudore e morchia, dissertazione sul lavoro che mi consuma e mi riduce schiavo ogni giorno, ogni ora, legato a una rete che analizza i bisogni. Come disse Baudrillard: “Il consumatore è un lavoratore che non sa di lavorare”.
Genna, dopo dieci anni dalla prima pubblicazione, arricchisce il testo con inserti e citazioni. Foster Wallace: “E poi arriva il disagio più acuto, quando lentamente ci rendiamo conto che in realtà i genitori non torneranno più e che noi dovremo essere i genitori”.
L’era del Trauma è l’epoca delle storie e “le storie sono vuote”. Rimandando a Burroughs, Genna afferma che la fantascienza sarà la sua ultima allusione.
Un capitolo analizza il ’68. Smonta il movimento usando György Lukács che “riassume l’atteggiamento di questa élite, illegittimamente uscita dal ’68 e attualmente irradiante disvalori dalle plance tecnocratiche che si contenta di gremire”. E ricordo A. S. e sua moglie e i loro amici (tecnocrati d’alto rango del CNR o di istituti pubblici o privati) lettori di Mao: le peggiori persone mai incontrate nella mia vita, ora lo comprendo. Genna inserisce poche righe di speranza: l’esplosione sempre possibile.
E dopo i falsi padri, il lettore può trovare la morte, narrata già in “Italia De Profundis”, del padre vero. Un suo quaderno. Le sue poche parole. Un amore che l’autore non può comprendere.
Noi abbiamo questo libro: racconti, ricordi, descrizioni, visioni, allucinazioni, poesia, prosa e abbaglianti filamenti di presente scritti molti anni fa, con più precisione di quanta se ne potesse desiderare. “L’inizio mi accompagna e cresce e diventa fine, una dorsale che sviluppa la cartilagine del disagio e dell’inoltramento”.
E’ la città strinata di nebbia e zolfo, periferia culla dell’esplosione, che Genna indaga. A volte sono solo miccette da niente. “Una volta mi vidi a specchio in una vetrina e inorridii, poi vidi il vetro”.
End Zone” di Don DeLillo è ampiamente citato, prelude al finale del libro stesso, che però si è detto, non finisce. “I Nomi”, “Il Cratilo”, “Vineland”: DeLillo, ancora, Platone, Pynchon. “Non esiste terapia all’umano o per l’umano, se non la sua estinzione” e subito aggiunge: “Questo sogno è terapeutico”.
Ogni genere (letterario, psichico, morale, fisico) è stato stuprato, affinché si aprisse lo spazio senza genere: uno spazio generico, una End Zone. E’ tale il luogo in cui il desiderio, finalmente realizzato, o l’esperienza finalmente compiuta, vengono trascesi, in modo da essere visti quali sono: desiderio ed esperienza”.
Arretro di fronte a questo groviglio di parole colmo di esche, inneschi e fughe.

Aprile del 2010 / ascoltando Four Tet, There Is Love In You.

Giuseppe Genna, “Assalto a un tempo devastato e vile. Versione 3.0”. pp. 325, 15 euro, Minimum Fax, 2010.

domenica 18 aprile 2010

Electrelane

Guardavo un film, e poi mi sono detto, questa canzone, questa canzone la conosco...
L'album è uscito alcuni anni fa, No Shouts No Calls. Non ho mai trovato grandi risposte alla mia passione per questo gruppo che seguo da quando pubblicarono The Power Out.
Allora faccio spazio togliendo gli album Four Tet, There Is Love In You e Bitte Orca dei Dirty Projectors, di cui forse sarebbe giusto parlare a parte.
Ecco qua, nel leaflet del CD ci sono i testi, tutti scritti da Verity Susman (molti brani sono strumentali):



You didn't know where to go
Walking around in this flag-waving town
I saw you waiting for a train
And you disappeared
Your face pressed up to the window
You went so far away
And I want to come there too
I want to be with you
I'm just waiting until you say these words :
"Come back, come back, come back, oh, to me...
I'm living near Gdánsk, there's a train, you'd be here soon
There's a life for me and you
The East means so many things
But it could be home, it could be home, it could be home, it could be home
For you and me
It could be home, it could be home, it could be home, it could be home
Come back, come back, come back, oh, to me..."
And if you'd ever say these words
I'd come to you, where you are
It's too hard to be apart
The East's not so far away
And it could be home, it could be home, it could be home, it could be home
For you and me
It could be home, it could be home, it could be home, it could be home
Come back, come back, come back
Oh, to me...