domenica 25 maggio 2008

L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford




Tra il 1867 e il 1881 la banda dei James aveva compiuto più di venticinque rapine a banche, treni e diligenze. Ma ad eccezione di Frank e Jesse James, i membri originali della banda erano tutti morti o in prigione
Il racconto di Andrew Dominik, che ha scritto la sceneggiatura basandosi sul romanzo di Ron Hasen, usa una voce fuori campo. Un commento discontinuo alle immagini che scorrono per oltre due ore e mezza. Una grande opera. Ricca di dialoghi e di inquadrature silenziose. La neve che si sposta lenta in fiocchi. Una strada che taglia in due lo schermo incorniciata dal telaio di una porta.
Le immagini si fanno a volte sfuocate, proprio ai margini. Qualcosa sfugge.
“… [Jesse James] soffriva anche di un’infiammazione alle palpebre che lo costringeva a strizzare gli occhi più del normale, come se il creato fosse per lui una visione troppo intensa”.
Dominik firma un film perfetto, aiutato dalla fotografia di Roger Deakins (Non è un paese per vecchi, Nella valle di Elah e molti altri). Brad Pitt offre una grande interpretazione, ma riesce a superarlo Casey Affleck, eccezionale nella parte del “codardo” Robert Ford, che uccise Jesse James sparandogli alle spalle, mentre era ospite a casa sua.
Quando Ford si muove tra le stanze vuote dell’abitazione di Jesse James, il giorno prima dell’assassinio, lo vediamo sfiorare gli oggetti, toccare i suoi abiti: “Si immaginò a trentaquattro anni. Si immaginò in una cassa da morto”.
La musica di Nick Cave, che appare in una delle scene finali, e di Warren Ellis, accompagna lo spettatore dentro il racconto. Fino al 3 aprile del 1882. E dopo, fino alla fine del “little coward” Robert Ford. Il western è solo un luogo, “L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford” è una visione di quello che il western può raccontare. Una visione intensa.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente ce l'ho fatta.

Bellissima recensione, molto accurata. Si avverte immediatamente, poi, il piacere provato guardando il film.
E' un film che mi incuriosiva fin dall'uscita nelle sale, ma per motivi dei più vari non sono andata a vederlo al cinema. Ora ce l'ho a portata di mano e tuttavia non l'ho ancora visto, presa da mille cose. Ma questa recensione, così bella e accurata, ha risvegliato il desiderio di vederlo.
Che dire? sarà un banalità dire che al giorno d'oggi i grandi film sono davvero pochi e davvero rari i grandi attori. Ma io ne sono fortemente convinta. Il male del cinema è il gossip, il pettegolezzo, perchè sono le letture frivole a rendere frivoli i gusti dei pubblico e sempre più ridotto il numero dei professionisti e artisti. Brad Pitt ha la fama di belloccio, spesso si dimentica che oltre ad essere un bell'uomo è un favoloso attore. Ho avuto modo di apprezzarlo di recente in Babel, e ancora prima in Vi Presento Joe Black e Fight Club. Il suo guaio è l'essere sopravvalutato come uomo e poco riconosciuto come artista. Immaginavo che la sua presenza avrebbe dato un tocco di profondità e corposità alla pellicola. Se poi, come dici, è vera la bellezza e l'accuratezza della regia, la leggerezza della narrazione, allora sicuramente è un film che incontrerà i miei gusti.

Enzo Paolo Baranelli ha detto...

Brad Pitt è un bravo attore, ormai non credo conti, in negativo, la sua immagine di bellezza iconizzata (come lui si sono affrancati da questo cliché Clooney o DiCaprio, poi possono girare anche un blockbuster all'anno, certo, ma The departed o Syriana o Babel dimostrano quanto valgano).
Pitt e Clooney saranno protagonisti del prossimo film dei fratelli Coen, "Burn After Reading", che, salvo imprevisti, aprirà il prossimo festival di Venezia.
A favore di Pitt diciamo anche che dopo aver seguito poche lezioni di indottrinamento ha lasciato perdere Scientology...

Anonimo ha detto...

Per il solo fatto di aver lasciato perdere Cruisology (come ho deciso di ribattezzarla), onore e gloria al grande Pitt.
Uhm, hai decisamente ragione. Clooney è un altro grandissimo attore. Un attore molto ironico ;) l'ho adorato in Fratello mio, dove sei, sempre dei fratelli Cohen. Immagino che mi farà impazzire anche nella prossima pellicola dei fratelli.
Che dire di Di Caprio?...non l'ho apprezzato a dovere finora, ma ho notato una notevole crescita artistica (non è il mio preferito, ma sa farsi valere). Di sicuro la fama da belloccio non è solo il passaporto per il successo, lede anche un artista in quanto tale, lo banalizza, così che di lui si vede solo ciò che fa meno fatica vedere.
Comunque, per cambiare argomento, questa sera ho visto (in ritardo, come al solito) un altro capolavoro. Frida. Meravigliosa creatura, meravigliosa pellicola. Spero tu l'abbia già visto, se no devi correre ai ripari. Sarà che la femminilità e la carnalità di Frida mi colpiscono in femmina (donna è così sterile, femmina mi fa pensare alla fisicità che si anima nelle donne...), ma...è un film che ti agita qualcosa dentro. Come i quadri di Frida Kahlo, del resto ;)

Enzo Paolo Baranelli ha detto...

Per Frida devo correre ai ripari. D’altra parte, nessuno è perfetto!.
Billy Wilder mi fa venire in mente che ho anche in attesa il bellissimo film di Samuel Fuller "Il corridoio della paura": ho da poco rivisto "Il grande uno rosso". Grandissimo.
Per Il corridoio della paura:

http://en.wikipedia.org/wiki/Shock_Corridor