martedì 20 maggio 2008

Cronache dalla Ditta di Andrea Cisi

“Mi aveva indicato il cartello appeso all’ingresso.
‘La pinza è uguale per tutti’ c’era scritto.
Non ho colto il messaggio, devo dire, ma l’ho tenuto presente”.

Il protagonista del romanzo di Andrea Cisi è un ragioniere programmatore, però lavora come operaio in una fabbrichetta. In una delle tante città della nebbia nella pianura padana. La Ditta è del “Boss”, uno che ha sempre troppi pensieri. “Essere Boss è difficile, tutte queste spese, questi giri finanziari che non posso capire”.
In “Cronache dalla Ditta”, Cisi racconta la vita in fabbrica, dove si svolge quasi l’intero romanzo. Usa personaggi memorabili, anche il gatto non è un semplice gatto, ma è il Fulvia, “il mio gatto maschio cingolato e idrorepellente”, e pure parlante. Andrea Cisi scrive usando un linguaggio sospeso tra comicità e malinconia. I discorsi alla deriva degli operai, chini a ripetere gli stessi gesti per otto ore, sono il filo conduttore della narrazione. Qui l’incipit di un’ode di Manzoni può essere scambiata per un’arte marziale: “tipo kung-fu, no?”.
“E fortunatamente, come sempre, in un attimo ci si perde” perché senza questi scambi di parole sul filo dell’assurdo, si rischierebbe di pensare a cosa si sta facendo, chiusi nel capannone della Ditta.
Le telefonate di lavoro sono tutte “zero prospettive”.
La casa è la Pupina e il Fulvia, “il mio gatto maschio risoluto e ribelle”.
La vita è timbrare il cartellino, bruciarsi mezz’ora di lavoro per un minuto di ritardo.
Ma anche se tocca tenerselo stretto il posto fisso, non è detto che lui tenga te. Un amico del protagonista finisce in “cassa integrazione straordinaria, dovuta al settore che non pompa più.
Il settore ha pompato per più di vent’anni, la proprietà ha fatto palate di soldi.
Oggi il settore non pompa più, la proprietà quei soldi li ha comunque via da qualche parte.
Chris invece è sulla strada”.
Andrea Cisi scrive. E ti affezioni a questi personaggi, Bomber, Almodovar, Stam, il Parrucca, l’operaia Maura. Passano le stagioni, cambia l’orario di lavoro. “Altra settimana bollente, qui in Padania. Rondini rallentate nel cielo, foglie accasciate al suolo dal peso dell’umidità”. Le vacanze con 940 euro al mese non esistono. E’ il ritratto di un mondo. Il romanzo è ambientato nel 2006, un anno di elezioni e di mondiali di calcio. Che poi c’è gente che s’interroga sull’Italia, che si è svegliata con la faccia reazionaria e xenofoba. E stanno a parlarci per ore, a scambiarsi risposte intelligenti. E l’Italia si è svegliata con le ruspe a lavoro, ma loro stanno ancora dormendo.
Andrea Cisi ha scritto un capolavoro, ma chi lo ascolta? Tutto troppo vero. Mi sembra che non ci siamo. Lo pensa il protagonista: non ci siamo.
Certo, domani è un altro giorno.Certo, se Rossella O’Hara avesse lavorato nella mia fabbrichetta forse non lo avrebbe nemmeno pensato che domani è un altro giorno.Avrebbe pensato forse che domani è un giorno uguale a oggi”.
No, non ci siamo. La verità magari è nascosta nell’enigmatica scritta in cinese che compare dentro i pacchi delle morsettiere:
Questa sì che è una complicazione, mi macera dentro. E se in quegli ideogrammi misteriosi fosse celata la soluzione di un intrigo internazionale? Se fosse il messaggio dentro la bottiglia?
-Hai mai trovato un messaggio dentro una bottiglia?- chiedo piano al Bomber.
-Sì- fa lui, -nella Pepsi. ‘Non hai vinto’-
E così alla fine ci tocca sperare nella lotteria o nel tappo di una bibita gassata. Ma la risposta la conosciamo già.

Andrea Cisi, “Cronache dalla Ditta”, pp. 230, Mondadori (Strade Blu), 15,50 €.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ragazzi io l'ho letto ed è davvero così.
Io faccio il rappresentante e ne vedo.
Purtroppo temo che il prossimo libro di Cisi sarà aggioranto alla crisi, vera o presunta, ma crisi.

Meo

Anonimo ha detto...

Infatti... Si ride, ma con un fondo di amarezza. Più di una generazione si è lanciata nel mondo del lavoro con entusiasmo, peccato che una metà buona abbia sbattuto contro una porta chiusa.