mercoledì 21 gennaio 2009

Appaloosa di Ed Harris



Il noir è il proseguimento del western con altri mezzi (e ora la frase può essere ribaltata, senza dimenticare la cronologia dei fatti, certo). “Appaloosa”, firmato ed interpretato da Ed Harris, è solo l’ultimo segnale del ritorno di un genere solitamente archiviato frettolosamente e senza nessun approfondimento. Sam Peckinpah con “Il mucchio selvaggio” (1969) aveva già stabilito un nesso fortissimo tra western e situazioni reali e vivide (nel caso di Peckinpah avevamo il conflitto armato in Vietnam e un storia epica macchiata di sangue, dove tutto può anche ridursi a una battuta emblematica per brevità e forza: “Why not?”). La recente pubblicazione da parte di Einaudi della raccolta di racconti western di Elmore Leonard, oppure, negli scorsi anni, le tre stagioni del fantastico serial tv “Deadwood”, sono indizi recenti della riscoperta delle possibilità narrative di un genere archetipo. Se uno non ha letto i racconti western di Elmore Leonard, allora non ha letto niente: non è proprio così, ma, tra muri di adobe e cespugli di mesquite, Leonard crea una narrativa di grande fascino evocativo (tradotto ai minimi termini: atmosfere memorabili, dialoghi geniali e la sensazione di leggere qualcosa di indimenticabile). Spesso nei racconti western incontriamo uomini che devono attraversare la linea d’ombra conradiana, ma Leonard non ci costruisce sopra un’epica con tanto di pistolotto morale. Essenzialmente a lui interessa la storia, d’altra parte aveva iniziato a scrivere i suoi racconti nel 1950 e il genere, salvo rare eccezioni, si apprestava a tramontare. Per lui ci sono uomini, carabine, Remington, Sharps, cespugli di mesquite e chaparal tra l’Arizona e il New Mexico; un paesaggio grigio-verde, di rocce e canyon. Elmore Leonard era già un maestro del racconto ai suoi esordi: azione, dialoghi, qualche descrizione e poche intromissioni nei pensieri dei protagonisti.

Chi sono le persone spesso è qualcosa che viene meglio descritto dai loro gesti, piuttosto che da un’analisi psicologica. Proprio in questo senso si muove “Appaloosa”. Ed Harris, che interpreta lo sceriffo Virgil Cole, Viggo Mortensen, il suo vice, Everett Hitch, e infine Jeremy Irons, l’avventuriero senza morale, sono maschere incise sopra la polvere di Appaloosa. Tratto dal romanzo di Robert B. Parker, il film esprime sentimenti come l’amore o l’amicizia attraverso pochi gesti. Everett Hitch è anche la voce narrante che interviene a tratti in questo splendido racconto. Un film dove le parole spesso sfuggono (divertente il continuo ricorrere di Cole al suo amico per completare una frase: “Qual è la parola che voglio dire?”). Ma se le parole sfuggono, rimangono le azioni, e un finale che si chiude proprio in fondo ai titoli di coda con la canzone “You’ll never leave my heart” scritta da Harris e Jeff Beal (che cura l’intera colonna sonora) e cantata proprio da Ed Harris, ma dovete rimanere in sala fino all’ultimo, ovviamente.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie del commento, e dell'info sulla canzone... Lo guarderò fino alla fine :)