“Kismet”, da poco pubblicato in Italia, è il quarto romanzo della serie dedicata al detective privato Kemal Kayankaya. Lo scrittore Jakob Arjouni cucina un piatto turco con contorno di crauti tedeschi e zuppe croate.
Nel quartiere a luci rosse si sta assistendo a una lotta tra bande per la conquista del potere:
“Si aveva la sensazione che nella zona della stazione di Francoforte si stesse tenendo una sorta di olimpiadi del crimine. L’importante era partecipare”.
Insieme all’ex pusher Slibulsky, ora a capo di una catena di gelaterie ambulanti, Kemal cercherà di proteggere un amico, sebbene non nutra per lui particolari simpatie e s’imbatterà in un traffico di persone, finanziamenti statali, documenti, estorsioni. Un’allegra banda di nazionalisti croati con la passione per gli esplosivi animerà l’intera trama, lasciando, ovviamente, qualche cratere qui e là.
Arjouni è molto abile nel tratteggiare i personaggi. E anche l’ambiente è reso con spessore e luminosità. Quando si reca ad Offenbach, la sua descrizione si è subito intrecciata con i miei ricordi di Essen, un posto in cui per attraversare il corso centrale si fa prima a prendere un taxi. I pedoni fuori dalle strisce sono come birilli in un gioco a premi. Evidente che nella noia cittadina di boulevard enormi, e piccole vie con sexy shop e ristoranti turchi o slavi o steak house di catena, si volesse creare uno sport alternativo per i potenti motori tedeschi. Kemal, non c’è bisogno di dirlo, guida una opel sputacchiante fumo. Ambientato nel 1998, ma scritto nel 2001, “Kismet – Destino” rappresenta uno dei maggiori successi dell’autore tedesco. Il titolo è dovuto alla figura di Leila, una ragazzina croata allo sbando, e alle strane coincidenze della vita: la ricerca della madre di Leila si concluderà in modo inaspettato, ma nel destino sono scritte molte cose, alcune si possono cambiare, altre invece occorre accettarle come sono, e voltare pagina. Pagine che volano in questo romanzo, leggero, ma non vuoto, raccontato in prima persona da Kemal con la giusta dose di ironia e cinismo:
“Questo è il fulcro di tutto: varcare una soglia oppure no. Di motivi ce ne sono sempre. I motivi sono la cosa più noiosa del mondo”.
Nel quartiere a luci rosse si sta assistendo a una lotta tra bande per la conquista del potere:
“Si aveva la sensazione che nella zona della stazione di Francoforte si stesse tenendo una sorta di olimpiadi del crimine. L’importante era partecipare”.
Insieme all’ex pusher Slibulsky, ora a capo di una catena di gelaterie ambulanti, Kemal cercherà di proteggere un amico, sebbene non nutra per lui particolari simpatie e s’imbatterà in un traffico di persone, finanziamenti statali, documenti, estorsioni. Un’allegra banda di nazionalisti croati con la passione per gli esplosivi animerà l’intera trama, lasciando, ovviamente, qualche cratere qui e là.
Arjouni è molto abile nel tratteggiare i personaggi. E anche l’ambiente è reso con spessore e luminosità. Quando si reca ad Offenbach, la sua descrizione si è subito intrecciata con i miei ricordi di Essen, un posto in cui per attraversare il corso centrale si fa prima a prendere un taxi. I pedoni fuori dalle strisce sono come birilli in un gioco a premi. Evidente che nella noia cittadina di boulevard enormi, e piccole vie con sexy shop e ristoranti turchi o slavi o steak house di catena, si volesse creare uno sport alternativo per i potenti motori tedeschi. Kemal, non c’è bisogno di dirlo, guida una opel sputacchiante fumo. Ambientato nel 1998, ma scritto nel 2001, “Kismet – Destino” rappresenta uno dei maggiori successi dell’autore tedesco. Il titolo è dovuto alla figura di Leila, una ragazzina croata allo sbando, e alle strane coincidenze della vita: la ricerca della madre di Leila si concluderà in modo inaspettato, ma nel destino sono scritte molte cose, alcune si possono cambiare, altre invece occorre accettarle come sono, e voltare pagina. Pagine che volano in questo romanzo, leggero, ma non vuoto, raccontato in prima persona da Kemal con la giusta dose di ironia e cinismo:
“Questo è il fulcro di tutto: varcare una soglia oppure no. Di motivi ce ne sono sempre. I motivi sono la cosa più noiosa del mondo”.
1 commento:
Sembra un buon piatto... da gustare con attenzione :)
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