lunedì 12 gennaio 2009

Il ritorno delle furie di Richard K. Morgan

Con “Il ritorno delle furie” ritroviamo Takeshi Kovacs (i primi romanzi sono Bay City e Angeli Spezzati). Con l’abilità dettata da una pratica inquietante Kovacs estrae con il suo coltello Tebbit le pile dalla zona cervicale dei soggetti deceduti. Contenuti nella pila, i flussi dati-coscienza, aggiornati con un back-up frequentissimo, possono essere scaricati in una nuova custodia. Custodie sintetiche a poco prezzo, custodie modificate. Richard K. Morgan è, dopo China Miéville, il miglior autore di fantascienza in circolazione. In questa parte della saga Tak dovrà affrontare se stesso in termini letterali.
Il grandissimo affresco di Harlan’s World, i personaggi, i dialoghi, la logorrea che quasi fa percepire l’uso di meta o altre droghe da parte dei protagonisti creano un mondo realistico in modo estremo. Mai avrei pensato di spingermi tanto lontano. Purtroppo in Italia la science fiction o sf non gode di buona salute e un rapido sguardo agli scaffali delle librerie, anche non di catena, rende chiaro il messaggio: è un genere senza mercato troppo spesso appollaiato di fianco al fantasy come un’appendice inerte.
Come diceva Philip K. Dick: “Il vero protagonista di un romanzo di sf è un’idea. Se si tratta di buona science fiction l’idea è nuova e stimolante e, cosa più importante, mette in moto nella mente del lettore una reazione a catena, una ramificazione di idee: in altre parole comincia a creare. La sf è creativa e ispira la creatività”.
Queste parole famose, scritte pochi mesi prima di morire, sono per me la sintesi di ciò che dovrebbe essere la science fiction o sf o fantascienza. “Woken Furies” (2005) arrivato solo dopo tre anni in Italia, con l’attenta traduzione dell’ormai mitico Vittorio Curtoni, è un brandello di un genere di grandissima potenza, con infinite possibilità di sviluppo. Adattabile a epoche, momenti e movimenti. Ma da noi la terra è arida, le menti dei lettori italiani sono terrorizzate: si chiudono come un guscio di fronte alla pesante critica e devastante evidenza della creazione della science fiction. Sempre Dick diceva che, in ultima analisi, un romanzo di fantascienza è possibile solo grazie alla collaborazione tra autore e lettore. Da noi vende Giordano, mica James G. Ballard: facile capire perché non ci sia domanda. La fantascienza è una nicchia ancora più stretta di quello che si pensa, e gli spazi non hanno, per ora, possibilità di aumentare.Il romanzo di Morgan dosa con giusta misura la costruzione intellettuale e l’azione pura in una sorta di thriller fantascientifico. Come sempre la verità rimarrà l’ultimo vero segreto.
Strabiliante e indispensabile, un romanzo da affiancare a Bay City e Angeli Spezzati nella costruzione di una trilogia perfetta, anche con le sue sbavature, nato attraverso la commistione di fumetti, cinema, space opera e fantascienza sociale, “Il ritorno delle furie” è un affresco grandioso, il migliore dai tempi di “Perdido Street Station” di Miéville. Nei ringraziamenti Morgan non dimentica di citare lo splendido romanzo di Kem NunnTapping the Source” (in Italia: “Surf City”, MeridianoZero), un’ultima pennellata, prima della firma finale.

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