mercoledì 10 dicembre 2008

Omicidio a Road Hill House di Kate Summerscale. Inganni, segreti e la nascita del poliziesco.

Nulla rimane celato per sempre”. Wilkie Collins

Nel 1860 l’omicidio di un bambino in una rispettabile famiglia della borghesia inglese attira le attenzioni di pubblico, giornalisti e scrittori. La straordinaria bravura di Kate Summerscale permette di inserire citazioni o brevi note senza interrompere l’emozione della lettura. Il giallo classico si unisce alla ricostruzione storica in un saggio di grande bellezza. Ogni parola è pesata. Tutte le frasi sono necessarie. I particolari contano.
Conosciamo i nomi di chi entrò nella casa il 29 giugno, perché ognuno di quei visitatori avrebbe potuto essere l’assassino. Sappiamo quando fu riparata una certa lampada, perché avrebbe potuto illuminare la scena del crimine. Sappiamo quando fu tagliata l’erba in giardino, perché la falce adoperata avrebbe potuto essere l’arma del delitto. Il ritratto di Road Hill House che ne viene fuori è morbosamente dettagliato, ma incompleto”.
Quello che rende unico questo libro è l’indagine su investigazione reale che ha modificato la storia di un intero genere letterario: il romanzo poliziesco. Tutto, o quasi, sembra nascere nell’estate del 1860.
L’ispettore Wicher, membro di una squadra di investigatori che costituirà il germe della futura polizia di Scotland Yard, è uno dei protagonisti di “Omicidio a Road Hill House”. Wicher fornirà numerosi spunti a Collins, Dickens e ad altri autori. Si creerà un nuovo clima: “In molti ebbero l’impressione che Wicher avesse finito per violare il santuario della classe media, la casa, distruggendone la privacy. Aveva messo a nudo l’atmosfera corrotta della famiglia, fatta di trasgressioni erotiche, crudeltà mentale, follia, solitudine, gelosia e disprezzo. Le sue indagini contribuirono a creare un diffuso voyeurismo e un clima di sospetto; il detective divenne una figura dell’oscurità, demone e semidio”.
Omicidio a Road Hill House” è un’opera indispensabile per comprendere l’evoluzione del genere poliziesco. Un saggio romanzato dove ogni sentimento o certezza si confronta con il suo opposto. La letteratura di genere nasce dallo sguardo verso l’oscurità e, anche se si sposterà verso l’intrattenimento, manterrà sempre il suo marchio intinto nel sangue. Come ha detto David Peace: “Noi siamo definiti e dannati dai crimini del tempo in cui viviamo".

L’autrice non si limita a documentare la nascita della figura dell’investigatore, ma analizza anche l’uso di termini come hunch o lead, legati all’indagine di polizia e che iniziano a essere usati proprio nella metà dell’Ottocento. La storia plasma la lingua e la letteratura. E il delitto trasforma anche gli oggetti: “ogni cosa era potenzialmente importante, tutto poteva celare segreti. Solo quando l’omicida fosse stato acciuffato gli oggetti quotidiani avrebbero riacquistato la loro innocenza”.

Invenzione e rovina di un detective”.
Charlotte Brontë per prima paragonò l’investigatore a un segugio. Kate Summerscale, mentre si inoltra sospesa tra saggio e romanzo nella risoluzione dell’enigma, continua fornire informazioni sulla figura dell’investigatore; sulla percezione che di lui hanno i lettori e le persone, in generale. Il sottotitolo della sua opera mette in risalto un’essenziale chiave di lettura del suo saggio. Se da un lato abbiamo il delitto (nel titolo), dall’altro tutto si aggroviglia e si dipana intorno al detective Wicher. L’ispettore Wicher, come tutti in quest’opera, è stata una persona reale. E l’uomo spesso fallisce. “Un detective di carta ci mette subito di fronte a un delitto e poi alla fine ci assolve da ogni complicità. Spazza via i sensi di colpa, l’incertezza, la presenza costante della morte”.
Summerscale non dimentica che Saville, il bambino ucciso, è realmente esistito. Migliaia di atti e documenti consultati. Oltre 40 pagine di note, informazioni bibliografiche, foto, illustrazioni e piantine. E anche referti autoptici. Nel suo post-scriptum l’autrice ricorda un breve frammento riportato da un medico. E’ una luce che riporta alla realtà. E la realtà non è una tragedia a lieto fine. La mano del bambino si alza a proteggere il collo. Inutilmente.

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