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“I luoghi in cui ho trovato la felicità sono stati tutti gli spazi incerti, provvisori, al di là della vita com’è e come dovrebbe essere”.
Non credo che lo dimenticherò. Stefan Merrill Block con questo suo primo romanzo riesce a fondere il racconto biografico-familiare, la digressione scientifica e il romanzo di formazione in un’unica opera, perfetta. “Io non ricordo” usa l’Alzheimer ad esordio precoce (in una variante inventata dall’autore) per raccontare la storia di Seth e Abel. Seth, un introverso ragazzo del Texas che cerca di ricostruire il mondo perduto dalla madre colpita dalla malattia. Abel, nella sua fattoria prossima alla demolizione, un vecchio che, invece, ricorda tutto. Le ricerche di Seth si alternano ai ricordi di Abel.
“Accanto a questo mondo ce n’è un altro. E vi sono punti in cui si può sconfinare”. Naturalmente i racconti procedono in modo convergente, ma Seth, a cui è affidata anche la cornice che raccoglie l’intera opera, è il personaggio più fragile e coraggioso. Il bildungsroman è deformato dalla malattia, dalle digressioni cliniche: la sua essenza è comunque evidente; quando
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A legare il racconto familiare, insieme alla storia della malattia e delle persone che ne portano e ne hanno portato il gene, è il mondo magico di Isidora, un mondo che sopravvive nelle fiabe raccontate di generazione in generazione, un luogo in cui nulla si possiede e nulla può esservi sottratto, “un luogo in cui niente veniva ricordato e niente poteva essere perduto”.
Un romanzo che rincorre e fugge i ricordi, e che si confronta con coraggio con il dolore: un esordio unico, senza paragoni.
1 commento:
bello oltre ogni immaginazione!
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