sabato 14 marzo 2009

Noble Beast di Andrew Bird


Un album grandioso già prima di ascoltarlo, aprire lentamente le alette di cartone per scoprire gli scomparti con i porta CD (“Unless creatures” è un bonus CD strumentale) e la parte con un disegno ripiegato e un foglio con i testi. E dopo, naturlamente, ascoltare... Andrew Bird in “Noble Beast” manipola il suono pop trasformandolo in pura melodia, il fischiettare della sua voce a volte è l’unica linea da seguire per addentrarsi nelle canzoni. Tutte splendide: da “Oh No” a “Masterswarm”, con il suo favoloso cambio di ritmo, per passare attraverso “Tenousness”, con un testo che usa le parole per dare forma al ritmo e alla melodia stessa, oppure “Nomenclature” o la stupenda “Anonanimal”. Si potrebbero trovare similitudini, molte, un violino, un procedere che ricorda Thom Yorke, una aspra dolcezza che fa pensare a Leonard Cohen, ma “Noble Beast” è semplicemente un capolavoro, un album di eccezionale bellezza. Finito di suonare, “Noble Beast” continua a fischiettare le sue melodie ad evaporare nella stanza, e a impregnare superfici e oggetti.

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