Con “Ferito”, romanzo del 2005, Percival Everett esplora il genere western, o come dice lui, scrive un romanzo ambientato nel West. Wyoming, pianure, cavalli selvaggi e muli diabolici. Un’ironia dolce accompagna e scalda la cadenza degli eventi, il passo di marcia verso la morte.
L’omicidio di Matthew Shepard, avvenuto vicino a Laramie nel 1998, è lo spunto del romanzo: un omicidio causato dall’odio per gli omosessuali. Nel 2007 venne presentato al congresso degli Stati Uniti il Matthew Shepard Act. Sebbene fosse una proposta bipartisan, alla fine Bush impose il suo veto: la legge prevedeva un coinvolgimento del Bureau per crimini simili e un inasprimento delle pene come per i delitti a sfondo razzista. Il gesto di Bush, alla luce della sconfitta di McCain, appare patetico quanto le azioni di Nixon prima delle sue dimissioni: l’amministrazione Obama si è impegnata a far passare il Matthew Shepard Act.
Per tornare dalla realtà alla finzione, il protagonista del libro e narratore in prima persona è John Hunt, un nero che alleva e addestra cavalli. Insieme a lui il vecchio zio Gus. Come il protagonista de “La cura dell’acqua” anche Hunt ha subito una perdita, la morte della moglie, proprio su un cavallo non ancora domato. I protagonisti di Everett nei suoi ultimi romanzi appaiono sempre “feriti”. Forse perché “nessuno ha l’esclusiva dell’odio in questo paese”: il nero Hunt, il pellerossa vittima di alcuni neonazisti che lo minacciano uccidendone gli animali e chiamandolo “negro rosso”, o gli omosessuali, come il giovane David, figlio di un vecchio amico di Hunt.
Un romanzo stupendo ricco di immagini simboliche, ma mai pretestuose, come la caverna che compare più volte nella vicenda.
Everett esplora il lato oscuro dell’America, qui o nel suo romanzo successivo (La cura dell’acqua).
“Ferito” offre al lettore una struttura più lineare e un approccio più “facile” rispetto alla costruzione sperimentale di “The Water Cure”. E’ una visione ancora più cupa del West di Cormac McCarthy. I momenti di tenerezza o di semplice stupore di fronte alla bellezza della vita, il deserto rosso, il cucciolo di coyote che ha lottato ed è sopravvissuto, oppure l’amore rendono la malvagità dell’uomo meno comprensibile e allo stesso tempo inevitabile. Come la morte.
Everett esplora ed inquieta, d'altronde “è questo che fa tanta paura di una caverna, che qualcuno possa entrarci”.
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