domenica 22 febbraio 2009

Partitura finale di Ian Rankin

Con “Partitura finale”, Ian Rankin affronta il romanzo numero diciassette dedicato all’Ispettore John Rebus. Il caso di un poeta russo morto in King’s Stables Road si intreccia alle vicende del nuovo parlamento scozzese, magnati russi e vecchie conoscenze come Big Gear Cafferty. Diversi dialoghi sono ricchi di un’ironia e un umorismo che servono a bilanciare l’uscita di scena di Rebus. E’ un vero divertimento leggere alcune pagine con il sorriso sulle labbra, salvo poi pensare che si ha in mano il volume finale della serie dedicata a John Rebus. I capitoli scandiscono i giorni che mancano al pensionamento dell’investigatore e, sebbene Ian Rankin non abbia escluso del tutto la possibilità di scrivere ancora dell’ispettore Rebus, con “Partitura finale” si chiude di certo un ciclo, con John Rebus fuori dagli uffici dell’Investigativa.
A volte l’umore vira verso il tetro con Rebus intento a leggere i necrologi sul giornale. Si respira una aria da final exit anche se nel titolo originale del romanzo il tutto diventa “Exit Music”, vista la grandissima passione dell’autore e del suo protagonista per la musica e la capacità di inserirla all’interno del romanzo come una sorta di colonna sonora. “Nello stereo c’era un disco di John Hiatt, a basso volume. Il pezzo s’intitolava Lift Up Every Stone, «tira su tutti i sassi»: lui non aveva fatto altro, per tutto il tempo che era stato in polizia. Solo che Hiatt voleva costruirci un muro con quei sassi, mentre Rebus si limitava a scrutare il fuggi-fuggi degli esserini scuri che ci trovava sotto”.
Poi abbiamo altri autori: i Tangerine Dream (che l’autore ascoltava mentre scriveva il libro), Randy Newman, Tom Waits e altri ancora.
Siobhan Clarke rimane al fianco dell’investigatore anche in questo caso e si prepara al cambio di consegne (con il pensionamento di Rebus sarà probabile il suo avanzamento al grado di Ispettore). La vicenda ha come sempre una trama molto ben costruita, estremamente complessa, con colpi di scena e un buon finale, forse non ottimo. Cosa che potrebbe far ritornare l’autore sui suoi passi a riprendere il personaggio di John Rebus. Che questo nelle intenzioni di Rankin dovesse essere l’ultimo romanzo della serie è sottolineato anche dal fatto che l’incipit riprende quello del primo romanzo “Cerchi e croci” (ed. or. 1987): come a voler chiudere definitivamente un’epoca.
Il futuro è incerto: il nuovo thriller di Rankin “Doors Open” (2008) è il primo senza Rebus come protagonista da circa dieci anni, ma il fascino dell’ispettore, presumo, potrà sicuramente cambiare i progetti dell’autore, che già nelle ultime interviste si è dimostrato meno certo. Come si è detto si è chiuso un ciclo, più che un’intera serie. Forse. D’altra parte il materiale non manca, infatti Rebus “ormai da un pezzo aveva capito come stavano le cose: non era la malavita che bisognava temere, ma le vite rispettabili”.

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