domenica 13 luglio 2008

Quello che ti meriti di Anne Holt


Anne Holt non scrive come mangia, altrimenti sarebbe già morta di fame: troppi i rischi di cadere addormentata sul cibo.


Gli elementi del romanzo “Quello che ti meriti” sono di una banalità disarmante.
1.Bambini rapiti, segregati e poi riconsegnati alle famiglie uccisi, ma non si sa in che modo (la soluzione naturalmente è semplice, ma i medici legali norvegesi non sono molto svegli, da come li dipinge la Holt).
2.Yngvar Stubø, commissario di polizia, e Johanne Vik, psicologa e avvocato: la solita tensione erotica trai due mentre tentano di risolvere il caso del punto 1 (non entusiasmatevi troppo le loro ginocchia si sfioreranno a pagina 267: se si vuole continuare a scrivere usando gli stessi personaggi è naturale tirarla per le lunghe, si sa che i lettori deficienti abbondano).
3.Il caso di un uomo condannato ingiustamente per l’omicidio di una bambina e rilasciato, senza spiegazioni, nel 1965 (qualcosa in questa vicenda messa di traverso per tutto il romanzo evoca il vago sospetto che il fatto si debba intrecciare con le indagini).

Già Patricia Cornwell non scrive molto bene, ma Anne Holt riesce a fare peggio. Costruisce con cura gli anelli di una collana molto solida: un romanzo per menti dotate di lobi frontali atrofizzati, e neppure l’area di Broca se la deve passare molto bene.
Quello che ti meriti” entra a buon diritto nel novero dei libri insulsi che sarebbero dovuti rimanere nel cassetto o hard disk dell’autore/autrice; romanzi che solo un editore come Einaudi [1], capace, una volta raggiunto il fondo, di iniziare a scavare, può pubblicare con orgoglio. Il simbolo dell’editore, ovvero lo struzzo, ormai da anni ha infilato la testa sottoterra e i risultati sono romanzi mediocri come questo. Esattamente come dice il titolo: “Quello che ti meriti”… vedete voi se il monito è rivolto all’incauto lettore, al gruppo redazionale dell’Einaudi o ad entrambi. Da evitare.
[1] Einaudi pubblica ANCHE ottimi libri.

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