domenica 20 luglio 2008

Il ragazzo delle consegne di Joe McGuinniss Jr. Less than zero, Las Vegas, 2008.



Non è strano che “Il ragazzo delle consegne” di Joe McGinniss Jr. sia stato pubblicato anche grazie alla segnalazione di Bret Easton Ellis.
Molto nel romanzo ricorda “Meno di zero”. Siamo a Las Vegas e non a Los Angeles, ma la scrittura di McGinniss Jr. ha quel ritmo, tipico di Ellis, a metà tra il delirio e la visione più lucida che possiate immaginare.
Il deserto, un cartellone pubblicitario che incombe sulle strade ripetendo il suo slogan, il vento caldo, le prostitute consegnate a casa dei clienti, ragazzine che caricano video su MySpace e YouTube. “Il ragazzo delle consegne” ha situazioni e personaggi misteriosi e insieme semplici. Da questa materia prende forma un quadro desolante e vivo.
Chase ha il cranio distrutto, ricostruito dai chirurghi, ma il romanzo racconta essenzialmente tutto quello che è successo prima di arrivare alla situazione presentata nell’incipit. E’ Chase il ragazzo delle consegne, o meglio l’uomo, ormai infatti non è più uno studente, dipinge o vorrebbe ricominciare a farlo, ha insegnato arte in una scuola. Insieme a lui Bailey e Michelle. I flashback conducono lentamente a una verità che si presagisce da subito, ma in questa scrittura sospesa tutto è avvolto da un perenne senso di attesa. Il procedere per inerzia dei personaggi ha qualcosa di ipnotico. Nell’aria calda di Las Vegas, dove dalla finestra di un albergo giunge ad ondate il pulsare della Strip, il respiro sembra mancare.
Non è un romanzo grandioso, non ha certamente il fascino e la complessità della scrittura di Richard Powers, ma “Il ragazzo delle consegne” racchiude in ogni riga una verità dolorosa, ma ogni riga scorre via come a non voler lasciare traccia di sé: in questa sua ambivalenza, in questa pressione lieve e indecifrabile, è racchiusa la bellezza dell’opera.

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