“Balkan Bang!” di Alberto Custerlina è una prova, se ancora ce ne fosse bisogno, che la narrativa italiana può seguire strade nuove, rielaborare generi e riuscire a trascinare il lettore in un racconto adrenalinico e affascinante. Un noir mescolato al thriller dove i dialoghi sono al centro dell’azione con una lingua familiare e convincente che nasce da Elmore Leonard e dal cinema americano e italiano. Quando Cedomir deve raccontare la storia del Mancino inizia dal porto di Dubrovnik, dove ci sono lui, il Mancino, che all’epoca la mano destra l’aveva ancora, e Stojan Due Dita, ma poi inizia a spiegare anche che fine hanno fatto le altre otto dita di Stojan. Ecco: Custerlina riesce a maneggiare, nei dialoghi, storie e riflessioni sulla morale, e racconti dentro altre storie. Un’impresa non facile. Nella scrittura dialoghi e narrazione orale trasposta in parole diventano uno dei motivi ricorrenti del romanzo: un modo affascinante di percorrere la storia.
Alberto Custerlina non risparmia energie ed insegue con ottimi risultati una trama contorta come la vita dei suoi personaggi. A volte sopra le righe, a volte sotto, e a volte non si sa dove. E’ una letteratura di genere che i cliché li usa solo per costruire un canovaccio: la narrazione poi procede a ruota libera. Una lettura liberatoria. Fuori dai soliti schemi. Impregnata dall’odore dei cevapi e dal gusto acre della polvere da sparo.
Alberto Custerlina, “Balkan Bang!”, pp. 218, 16 €, Perdisa Editore, 2008.
1 commento:
nsione!
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