In sette notti Munna detto la Tigre Bianca racconta in una lunga lettera al primo ministro cinese come funzionano le cose in India. Il racconto è scorrevole, molto semplice, con alcuni momenti di buona scrittura alternati a una più generale piattezza. Se volete sapere qualcosa dell’India prendete il bellissimo libro “Maximum City” di Suketu Mehta: il tono mescola il reportage giornalistico al racconto personale, e il risultato sono oltre cinquecento pagine dense e ricche di immagini. Qui invece cosa abbiamo? L’esordiente Adiga con una storiella di duecento pagine (a caratteri belli grandi) che spera di unire ironia (attraverso le parole del protagonista, servo emancipato attraverso l’assassinio) e uno sguardo acuto (il suo, dell’autore intendo) per illuminarci sull’India di oggi. La desolante opacità della traduzione di Norman Gobetti, al solito, non aiuta. A questo si aggiunga ancora che la cura editoriale è pessima: vengono riportati termini indiani non tradotti (giustamente), ma, purtroppo, scrivere UNA pagina di glossario al fondo del libro è una fatica estrema. Un libro mediocre. Un ottimo esempio delle pessime scelte editoriali compiute ultimamente dall’Einaudi.
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