mercoledì 6 maggio 2009

Letteratura ed etica: a piccoli passi verso il nulla.

Il signor Palomar spera sempre che il silenzio contenga qualcosa di più di quello che il linguaggio può dire. Ma se il linguaggio fosse davvero il punto d’arrivo a cui tende tutto ciò che esiste? O se tutto ciò che esiste fosse linguaggio già dall’inizio dei tempi?”, Italo Calvino.

La narrativa era la mia lingua etica”, James Ellroy.

Credo che la narrativa, o forse meglio la letteratura contenga sempre una funzione etica: non solo riposta nelle parole, ma anche nella mente che sceglie di leggere quelle determinate parole. La scelta implica l’espressione di un valore etico. Il fatto che capolavori come “Albero di fumo” di Denis Johnson o “Il fabbricante di eco” di Richard Powers, oppure un classico come “Cutter e Bone” di Newton Thornurg siano, nel nostro paese, relegati a vendite minime e destinati a una difficile reperibilità, mentre Margaret Mazzantini (faccio solo un esempio), le cui opere non sono neppure buone per foderare la lettiera del gatto (ci ho provato), venda centinaia di migliaia di copie, ecco, questo fatto ha un significato etico evidente, che non credo sia necessario spiegare. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, sebbene molti occhi non riescano a vedere oltre il proprio naso.

1 commento:

Davide Mana ha detto...

Perfetto.