mercoledì 15 aprile 2009

Un regno in ombra di China Miéville

“…nelle città ci sono milioni di fessure. Io riempio tutti gli spazi intermedi”.

Con il suo primo romanzo ambientato in una Londra di fine secolo (il XX) fatta di spazi grigi e intervalli invisibili, China Miéville inizia a mescolare i generi letterari (mystery, fantasy, mainstream). L’autore si prepara alla grande prova di bravura che sarà poi “Perdido Street Station” (ed. or. 2000), uno dei migliori romanzi degli ultimi anni.
Già il suo esordio “Un regno in ombra” (“The Rat King”, 1998) è un’opera affascinante. Miéville plasma una città dentro la città. Le capacità dell’autore riescono a creare suoni, odori e forme. Quando Saul inizia il suo apprendistato con Re Ratto, il lettore è introdotto in un mondo alternativo. Negli spazi tra le cose, nelle crepe sui muri, nella sbrecciata forma dei mattoni esiste un mondo vicino al nostro, dove il Pifferaio lotta per il potere assoluto, attraverso la musica (drum and bass e jungle trasformate dal suono del flauto). E i mondi si incontrano con Saul, creatura ibrida e punto di congiunzione tra le due realtà. Il romanzo è avventura, gioco, enigma, crescita, ma per prima cosa viene il mondo magico, l’altro, la realtà ulteriore.
Non è la meraviglia dell’idea (sfruttata molte volte dalla fantascienza o dal fantasy), quanto la meravigliosa scrittura di China Miéville a rendere possibile la magia. Il libro vive in questa alternativa architettonica e topografica e porta il lettore ad affrontare un’avventura sotto il cielo di Londra, “un cielo tutto di nuvole, una massa che si spostava veloce e i cui dettagli cambiavano, si modificavano e decomponevano lasciando invariata la totalità”.

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