Angela Vallvèy, scrittrice spagnola molto prolifica, pubblica per Guanda questo romanzo dal titolo accattivante.
"Le bambole sono tutte carnivore" è un libro che contiene molte cose, ma forse non riesce ad arrivare al punto, pur essendo frizzante e simpatico.
Sonia La Roja, psicanalista trentenne, single e con qualche chilo di troppo, snocciola la sua vita e, attraverso capitoli dedicati ai monologhi dei pazienti, ed altri ai suoi botta e risposta sulla rivista "Elle", cerca di far luce in quell'oscuro labirinto che è il rapporto uomo-donna.
Con il pretesto di dare voce ora alla zoologa Lorena - che osserva il mondo maschile con un punto di vista "animale" impietoso ed obiettivo - ora ad altri pazienti con piccole e grandi ossessioni, la Vallvèy tenta di dipingere l'affresco,
Il risultato, però, non è completo. Alla fine - mi dispiace dirlo essendo io donna - salta fuori il solito disegno: donne in crisi senza un uomo, donne belle che non riescono a trovare il giusto compagno a causa delle loro manie, uomini codardi, uomini piagnoni. La fiera dei luoghi comuni. E francamente mi sono stancata.
Se si è capaci di trasformare l'ordinario in straordinario - come potrebbero fare Carver, D'Ambrosio, ma anche la Munro - allora posso leggere anche 100 pagine che mi parlino delle "solite cose". Ma ci vuole profondità, incisività, spessore. Se mancano questi elementi, il tutto si riduce a qualcosa di "già letto", e il libro finisce tra quelli che tra pochi mesi ricorderai solo vagamente.
L'acume della protagonista si intravede, la spigliatezza della sorella si intuisce, il gioco della "corrispondenza" strappa più di un sorriso e fa mormorare - a volte - "eh, sì, è proprio così", ma questo non mi basta.
E soprattutto, mi dissocio alla grande da quella parte del popolo femminile che detesta gli uomini finche è single, per poi adorarli quando trova uno straccio di fidanzato (quindi non "quello giusto", ma proprio uno straccio). Queste donne anello-dipendenti sono ahimè credibili - è indubbio che anche al giorno d'oggi ci sia chi pensa che o ti fidanzi o non sei nessuno - ma l'amarezza è nel constatare che - alla fine - non sappiamo amare noi stesse. Questo è ciò che il romanzo fa emergere, il che non è consolante.
Ritenta, Angela. Sarai più fortunata.
(Chiara Biondini, dicembre, 2009).
"Le bambole sono tutte carnivore" è un libro che contiene molte cose, ma forse non riesce ad arrivare al punto, pur essendo frizzante e simpatico.
Sonia La Roja, psicanalista trentenne, single e con qualche chilo di troppo, snocciola la sua vita e, attraverso capitoli dedicati ai monologhi dei pazienti, ed altri ai suoi botta e risposta sulla rivista "Elle", cerca di far luce in quell'oscuro labirinto che è il rapporto uomo-donna.
Con il pretesto di dare voce ora alla zoologa Lorena - che osserva il mondo maschile con un punto di vista "animale" impietoso ed obiettivo - ora ad altri pazienti con piccole e grandi ossessioni, la Vallvèy tenta di dipingere l'affresco,
Il risultato, però, non è completo. Alla fine - mi dispiace dirlo essendo io donna - salta fuori il solito disegno: donne in crisi senza un uomo, donne belle che non riescono a trovare il giusto compagno a causa delle loro manie, uomini codardi, uomini piagnoni. La fiera dei luoghi comuni. E francamente mi sono stancata.
Se si è capaci di trasformare l'ordinario in straordinario - come potrebbero fare Carver, D'Ambrosio, ma anche la Munro - allora posso leggere anche 100 pagine che mi parlino delle "solite cose". Ma ci vuole profondità, incisività, spessore. Se mancano questi elementi, il tutto si riduce a qualcosa di "già letto", e il libro finisce tra quelli che tra pochi mesi ricorderai solo vagamente.
L'acume della protagonista si intravede, la spigliatezza della sorella si intuisce, il gioco della "corrispondenza" strappa più di un sorriso e fa mormorare - a volte - "eh, sì, è proprio così", ma questo non mi basta.
E soprattutto, mi dissocio alla grande da quella parte del popolo femminile che detesta gli uomini finche è single, per poi adorarli quando trova uno straccio di fidanzato (quindi non "quello giusto", ma proprio uno straccio). Queste donne anello-dipendenti sono ahimè credibili - è indubbio che anche al giorno d'oggi ci sia chi pensa che o ti fidanzi o non sei nessuno - ma l'amarezza è nel constatare che - alla fine - non sappiamo amare noi stesse. Questo è ciò che il romanzo fa emergere, il che non è consolante.
Ritenta, Angela. Sarai più fortunata.
(Chiara Biondini, dicembre, 2009).
1 commento:
Gironzolando per i mari del web sono arrivato nel tuo blog. Se cerchi risorse free per il tuo blog e ti va' visita il nostro bloguzzo.
Posta un commento