Torna Grant-Lee Phillips, lo avevo lasciato al buon disco “Strangelet”, ma qui con “Little Moon” riprende sonorità vicine al capolavoro dei Grant Lee Buffalo “Mighty Joe Moon” (1994). Anche questo è uno di quegli album che si possono ascoltare e riascoltare dall’inizio alla fine senza saltare un verso, e poi continuare a riprendere in mano per anni. E sempre ad aspettarti trovi la stessa emozione. Qui si comincia con l’allegria di “Good Morning Happiness”, una nota strana, all’apparenza, per il cantautore dall’aria triste, ma che ricorda l’apertura dello splendido “Fuzzy” (sempre dei Grant Lee Buffalo, 1993) con “The Shining Hour”. Musica a volte sommessa, ma di grande impatto. Nel libretto troverete tutti i testi. Con Amazon.com è un disco che costa, comprese le spese di spedizione (con un trasporto medio ovvero 10 giorni), 15 euro. Ma si dovrebbe trovare anche nella grande distribuzione (non al supermercato, ovvio). La title track è un esempio perfetto dell’atmosfera intima e dolce che Phillips riesce a creare. Anche in “Blind Tom” il pianoforte accompagna un testo ipnotico, “here’s a little song/I learnt it from the wind”, che rimane a lungo nella mente dell’ascoltatore.
Bellissima la canzone seguente “One morning” con il suo refrain: “one mornin’ fore the sun rise/ one mornin’ fore the light/ one mornin’ fore the man old rooster has cried/ one mornin’ fore the trucks roll, blowin’ their horn/ we gonna take the whole world/ on by a storm”. In un'alternanza tra la melodia più sussurrata e l’esplosione di altre canzoni, “Little Moon” è un album completo, struggente e insieme ottimista, richiede all’ascoltatore solo quel minimo di partecipazione per trovare i tesori sepolti, neanche troppo in profondità, e farli brillare (la parola “shine” è un leitmotiv della produzione del cantautore americano): “under the moon one night/ carved in alabaster/ I want to see your treasure shine”.
Album stupendo, riascoltato già decine e decine di volte.
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