giovedì 11 settembre 2008

11 settembre. 35 anni fa…

Nell’aria sottile che respirerete dopo l’undici settembre
Robert Wilson

L’undici settembre del 1973, il golpe militare guidato dal generale Augusto Pinochet, poneva fine al governo e alla vita di Salvador Allende, morto nel Palacio de la Moneda, assediato e poi invaso dall’esercito cileno.
S’inaugurava il regime del terrore di Pinochet che ha causato diverse migliaia di vittime, mentre secondo le stime, contestate, del rapporto Rettig, quelle torturate furono trentamila.
Da “Killing Hope” di William Blum (“Il libro nero degli Stati Uniti”, ed. Fazi, 2004):
“Il ruolo americano in quel giorno fu sostanziale, benché nascosto. Il colpo di stato ebbe inizio nel porto del Pacifico di Valparaiso, con la spedizione a Santiago delle unità cilene di Marina, mentre al largo incrociavano unità americane, apparentemente per partecipare a manovre congiunte con la Marina cilena. Un apparecchio americano WB-575, un sistema di controllo delle comunicazioni aviotrasportato, pilotato da ufficiali americani, sorvolava lo spazio aereo del Cile. Nello stesso momento, 32 aerei da ricognizione e caccia americani atterravano alla base statunitense di Mendoza in Argentina, non lontano dal confine con il Cile [1].
Fu così che il paese rimase isolato per una settimana, mentre circolavano carri armati e i soldati entravano negli edifici.
I poveri ritornarono alla loro condizione naturale, e gli uomini di mondo, a Washington e nelle sale della finanza internazionale, aprirono i loro libretti degli assegni. Un anno più tardi il presidente Gerald Ford sentì il bisogno di dichiarare che ciò che gli Stati Uniti avevano fatto in Cile era nel miglior interesse del popolo cileno e certamente nel nostro miglior interesse [2]. Tra le righe la dichiarazione ha un che di macabro”.

[1]Covert actions in Chile, 1963-1975, The selected Commitee to Study the Governmental Operations, Senato degli Stati Uniti (18, dicembre, 1975). [2] New York Times, 14 settembre, 1974, p. 22.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bel pezzo. Parallele alle analisi di Blum, sono interessantissime anche quelle dell'altro giornalista investigativo americano, webster TARPLEY, ne "La fabbrica del terrore".