sabato 30 aprile 2011

Oggi è sabato (The pains of being pure at heart e altro).

Sto ascoltando un album, preso dopo averne ascoltati alcuni brani, normalmente alla FNAC ci sono svariate postazioni in cui si può comodamente trovare qualcosa di piacevole. Il gruppo si chiama The Pains of Being Pure at Heart e l'album prende il titolo dalla prima traccia, o viceversa, "Belong". La musica mi ha accompagnato in auto e sul lettore di casa che ha un suono più pulito... trovo che gli autori abbiano fatto un eccellente lavoro, districandosi nella foresta dell'alt-indie-pop-rock-etc.; le melodie sono azzeccate, i testi sono ricercati senza essere forzati: "When you came from the door/ I was sure you never felt the floor". Ad alcuni potrebbero sembrare anche solo sdolcinati, ma i titoli e i riferimenti alla morte e alla vita rendono le canzoni livemente più complesse, e poi, ovviamente, vanno ascoltate.
Stavo leggendo "Generosity" di uno dei più grandi scrittori al mondo, Richard Powers, e a pagina 120, proprio quando i fili iniziavano ad annodarsi, il libro è scomparso, penso mi sia stato sottratto in farmacia dove lavoro, o almeno per quello che penso del luogo dove lavoro ci starebbe (i reati sono all'ordine del giorno: come in tutta Italia, non è un mistero per nessuno).
Quindi ho ordinato subito una copia di "Generosity" e, visto che c'ero, anche di un libro di DeLillo del 1976 (che Einaudi pubblica ora in hardcover... è l'Einaudi, d'altronde, cosa ci si può aspettare? Il fondo lo hanno già toccato, ed è da un pezzo che hanno iniziato a scavare, probabile che sbuchino agli antipodi, e, si spera, ci rimangano).
Ho iniziato questo post, dicendo che sono stato alla FNAC... Diverse librerie indipendenti hanno chiuso; in molti casi è un bene. Ora devo chiarire il concetto: se la libreria indipendente non possiede l'altissima qualità riscontrabile ad esempio alla CS (Cooperativa Studi) di Via Ormea, 69 a Torino, può chiudere tranquillamente, perché è un luogo inutile. Mi trovo perfettamente a mio agio, se non c'è una folla insopportabile, in posti come la FNAC; ad esempio sono stato alla Edison di Firenze e ho speso il 15% in più comprando gli stessi libri, che avrei potuto comprare alla FNAC, in una libreria con bar e tutto il resto (la disposizione dei libri non mi piace, alla FNAC è migliore: sapete se si mettono i libri per editore o genere, bisogna scriverlo ragazzi della Edison, comunque non ho capito come li disponete e non mi interessa, tanto non entrerò da voi neppure se diluvia; c'è il portico davanti...). Allora quando una piccola libreria chiude non mi dispero: in genere, non sempre ovviamente, sono gestite da persone che di libri ne sanno meno di me 15 anni anni fa (fare il confronto ora sarebbe come sparare sulla crocerossa), fanno pagare tanto, troppo, un servizio pessimo; chiudere è una buonissima cosa. Alla Edison con quello che ho speso mi avrebbero potuto regalare un segnalibro, magari anche due o tre, se proprio non vogliono fare alcuno sconto, invece di avere un atteggiamento odioso. Ora leggo "Voci dalla luna" di Andre Dubus pubblicato in una stupenda (come al solito) edizione dalla Mattioli 1885.

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