giovedì 24 dicembre 2009

The xx



"Sensual music is so rarely about dialogue". Sean Fennessey

Questo album (al terzo post nella classifica dei migliori lavori del 2009 secondo la Pitchfork Review) è quello di cui avete bisogno per finire l'anno in bellezza, certo non essere soli aiuta.
The xx sono un gruppo inglese che dopo qualche singolo finalmente debutta con il primo album in studio.
Melodie perfette e un basso ipnotico che trascinano via ogni canzone: colpisce al primo ascolto e non sembra finire di sorprendere con la sua bellezza malinconica e una dolcezza nascosta. Da non perdere.

mercoledì 23 dicembre 2009

Gelide scene d'inverno di Ann Beattie


Sono tutti così patetici. Cosa sarà? La fine degli anni Sessanta?

Uscito nel 1976, “Gelide scene d’inverno” è il lato romanzesco di Ann Beattie, famosa per le sue short stories. Sono gli anni del minimalismo, anche se l’autrice ricorda meglio i romanzi di Don DeLillo. Ed è a un’impronta minimalista che il libro si rifà: situazioni surreali, dialoghi ora taglienti, ora scombinati. Charles è il protagonista, e Ann Beattie dice “benché non mi senta di affermare che ‘Charles, c’est moi’, Gelide scene d’inverno è probabilmente quanto di più vicino a un’autobiografia mi capiterà di scrivere”.
L’amico Sam, con un lavoro al di sotto delle sue capacità, la sorella Susan, che frequenta il college ed è fidanzata con uno studente di medicina (per Charles è gay, divertente la scena del loro incontro). Beattie mescola il discorso diretto, i pensieri, le descrizioni rapide, persino i sogni che perseguitano Charles, innamorato di Laura (omaggio a Petrarca), la donna perfetta. Siamo nell’epoca del riflusso, a metà degli anni ’70. L’inverno è quello tra il natale del 1974 e il 1975. E’ un’epoca dove stanno scomparendo gli anni della contestazione e ci si avvia verso l’epoca di Reagan e Maggie. “-Cosa fanno oggi i ragazzi?- chiede Pete. -Non tanto- dice Susan -Nessuno fa più niente, o quasi. Secondo me non c’è più neanche tanta droga, all’università-”.
Tutto sta cambiando, anche i biscotti, per esempio gli Hydrox un tempo erano così buoni: “Lo zucchero. Probabilmente li fanno con meno zucchero”. E’ solo una delle tante percezioni dei protagonisti, figli di un’altra epoca. E probabilmente ad alcuni lettori capiterà di incontrare dei punti di contatto. D’altronde, superata una certa età, siamo tutti figli di un’epoca, che sembra scomparire. L’oggi a dettare nuove regole invoglia a rigirarsi nel letto e indugiare. Molti sono pigri come Charles. Non che voglia dire che Charles, c’est moi, non che voglia dire che un po’ non lo sia. Il protagonista trova continue corrispondenze tra la musica che scorre in sottofondo (anche il titolo è preso da un brano musicale) e ciò che accade. Oppure compare il ricordo di scene mai accadute: “Prima era stanco. Ora è stanchissimo”. In tutto il romanzo si sente l’empatia e insieme la distanza dell’autrice dai suoi personaggi. E’un romanzo splendido, ma non grandioso, raccolto intorno alla neve, alla pazzia, all’amore, a un senso di lealtà e amicizia che svanisce sotto i nostri occhi.
-Noi non ci incoraggiamo mai uno con l’altro. Dovresti incoraggiarmi a fare qualcosa - dice Sam. - E’ il 1975 e ti incoraggio a provare la pizza con i peperoni verdi, come piace a me-”.

venerdì 11 dicembre 2009

Le bambole sono tutte carnivore di Angela Vallvèy

Angela Vallvèy, scrittrice spagnola molto prolifica, pubblica per Guanda questo romanzo dal titolo accattivante.
"Le bambole sono tutte carnivore" è un libro che contiene molte cose, ma forse non riesce ad arrivare al punto, pur essendo frizzante e simpatico.
Sonia La Roja, psicanalista trentenne, single e con qualche chilo di troppo, snocciola la sua vita e, attraverso capitoli dedicati ai monologhi dei pazienti, ed altri ai suoi botta e risposta sulla rivista "Elle", cerca di far luce in quell'oscuro labirinto che è il rapporto uomo-donna.
Con il pretesto di dare voce ora alla zoologa Lorena - che osserva il mondo maschile con un punto di vista "animale" impietoso ed obiettivo - ora ad altri pazienti con piccole e grandi ossessioni, la Vallvèy tenta di dipingere l'affresco,
Il risultato, però, non è completo. Alla fine - mi dispiace dirlo essendo io donna - salta fuori il solito disegno: donne in crisi senza un uomo, donne belle che non riescono a trovare il giusto compagno a causa delle loro manie, uomini codardi, uomini piagnoni. La fiera dei luoghi comuni. E francamente mi sono stancata.
Se si è capaci di trasformare l'ordinario in straordinario - come potrebbero fare Carver, D'Ambrosio, ma anche la Munro - allora posso leggere anche 100 pagine che mi parlino delle "solite cose". Ma ci vuole profondità, incisività, spessore. Se mancano questi elementi, il tutto si riduce a qualcosa di "già letto", e il libro finisce tra quelli che tra pochi mesi ricorderai solo vagamente.
L'acume della protagonista si intravede, la spigliatezza della sorella si intuisce, il gioco della "corrispondenza" strappa più di un sorriso e fa mormorare - a volte - "eh, sì, è proprio così", ma questo non mi basta.
E soprattutto, mi dissocio alla grande da quella parte del popolo femminile che detesta gli uomini finche è single, per poi adorarli quando trova uno straccio di fidanzato (quindi non "quello giusto", ma proprio uno straccio). Queste donne anello-dipendenti sono ahimè credibili - è indubbio che anche al giorno d'oggi ci sia chi pensa che o ti fidanzi o non sei nessuno - ma l'amarezza è nel constatare che - alla fine - non sappiamo amare noi stesse. Questo è ciò che il romanzo fa emergere, il che non è consolante.
Ritenta, Angela. Sarai più fortunata.
(Chiara Biondini, dicembre, 2009).